lunedì 28 maggio 2012

Pausa: bicchieri di fragole e crema alla ricotta



Pausa. Due linee verticali nel tasto di qualsiasi lettore multimediale. 


Salva. Premi F12 e non dimenticarlo perché in alcuni casi potrebbe trattarsi di una dimenticanza fatale.


Torno subito. Bando alle ciance è il momento di mettere qualcosa nello stomaco. 


Pochi minuti per... 


Bicchieri di fragole e crema alla ricotta

Ingredienti per 4 bicchieri:

250 gr di Fragole
2 Uova
200 gr di Ricotta vaccina
3 cucchiai di Zucchero



Prendi un cestino di fragole, piccole e profumatissime, mettile nello scolapasta e lavale con acqua corrente fresca. Strappa via i picciòli, taglia le fragole in due e mettile in una terrina con un cucchiaione di zucchero.
Sguscia le uova separando i tuorli dagli albumi. Monta a neve gli albumi da una parte, e da un'altra i tuorli con due cucchiai di zucchero. Aggiungi la ricotta ai tuorli, sempre montando con le fruste. Poi delicatamente aggiungi gli albumi montati a neve. Mescola le fragole alla crema, oppure confeziona dei bicchieri (come ho fatto io) o delle coppette alternando fragole e strati di crema. 





Torna al tuo posto sul divano, sulla chaise longue o sul pouf a sacco davanti alla tv. O alla scrivania con il tuo fedele pc, o in terrazza dalle amiche che ti stanno aspettando per riprendere tutti quei rumors...
Non hai dimenticato i cucchiaini, vero? In tal caso dovrai tornare in cucina e rimandare l'assaggio di un paio di minuti.
Se non sei in compagnia goditi pure questo momento goloso in solitaria. Schiaccia il tasto play e ricomincia a fare quello che stavi facendo.  


Con questa ricetta partecipo al contest di Valentina e VanessaLo spuntino di mezzanotte 



giovedì 24 maggio 2012

Hot dog gusto Ikea

D'improvviso la voglia di Ikea mi assale. Non mi fa stare più sulla sedia girevole dell'ufficio, mi rende intollerabile il disordine intorno a me. Sulla mia scrivania: matite spuntate abbandonate, post-it accartocciati che non riescono a raggiungere il cestino, opuscoli Viking & Co brutalmente impilati e pericolanti, una pioggia di punti metallici divelti che mi si piantano sotto il gomito. Che orrore! E' disordine orrendo.


Giuro, non sono stata sempre così! Chiedetelo a mamma! Un tempo mantenere l'ordine mi piaceva.
Voglio prendere my car adesso, e incastrarmi nel tappeto di macchine che mi separa dall'Ikea; un quarto di giro del 'Grande Raccordo Anulare Intasato' e dalla mia posizione arrivi a intravedere un cubo di perfezione blu e la sua inconfondibile scritta gialla. A me sembra anche di scorgere un sottotitolo:
"Per me si va nel regno del mobile non troppo proibito, per me si va tra l'arrendamento eternamente giovane, per me si va tra i maniaci delle suppellettili" 
Pur non essendo una fanatica del design Ikea, non posso sottrarmi dal respirare 'svedese' di tanto in tanto. Sarà per caso colpa della trilogia di Steig Larsson che sto divorando peggio del mio piatto preferito???
All'Ikea è tutto così Rationell e Ordinet! E familiare.
Magari è vero che le case Ikea si somigliano tutte, ma vuoi mettere chiamare il comò per nome? Noi abbiamo la cassettiera Malm, più un'altra, anonima. 
E vuoi mettere sapere sempre dove dirigersi per prendere quella cosa che è appesa al Grundtal
E non ditemi che non avete mai comprato un Klippan? Per la vostra prima casa in affitto, per la veranda, per il cane...


L'Ikea è una voglia specifica come quella malsana di Mc Donald's o di cibo cinese: non conosce surrogati. E allora prendi e vai. Una volta ogni tanto si può e si deve. 
A comprare l'ultima serie di tovagliolini e cannucce, il peluche in offerta, una pianta grassa, 4-5 confezioni di pile, un paralume... Io l'ultima volta ci ho comprato anche la senape, no, cioè, la Senap Grov... 


Hot Dog al sesamo



Ingredienti per 18/20 hot dog:


500 gr di luganega
600 gr di farina manitoba bio
250 ml di latte tiepido
2 cucchiaini rasi di sale
20 gr di lievito di birra
30 gr di burro morbido
semi di sesamo
senape rustica
1 tuorlo d'uovo diluito con un cucchiaio di latte


Questa ricetta è risale a un vecchissimo numero di Sale&Pepe di non so più di quale anno e neppure di quale mese (potete consultarla qui se ci tenete), ma ormai l'impasto l'ho completamente trasformato, anzi perfezionato, al punto che posso considerarlo una mia creazione! Posso, vero? ^_^


Mescolate la farina e il sale. Scaldate il latte e scioglieteci dentro il lievito di birra. Impastate la farina aggiungendo il latte a poco a poco. L'impasto risulterà molto morbido ed elastico e affatto appiccicoso. Solo alla fine unite il burro a temperatura ambiente. 
Lasciate lievitare per almeno due ore, coperto e al caldo. Io generalmente uso 15 gr di lievito e proseguo la lievitazione per tutta la notte (6-8 ore) con ottimi risultati. 
Ricavate dalla luganega delle salsicce di 8 cm circa e spellatele. 
Quando l'impasto è più che raddoppiato spezzate la lievitazione e stendetelo in un ampio rettangolo il più regolare possibile. 
Spalmate l'impasto di senape e cospargetelo di semini di sesamo. Ricavate delle strisce di almeno un paio di centimetri di spessore e usatele per avvolgere le salsicce. 


Spennellate ogni hot dog con il tuorlo diluito con il latte e irrorate di semi di sesamo. Disponete gli hot dog su una teglia rivestita di carta forno distanziandoli un poco gli uni dagli altri. Lasciateli nel forno spento con la sola luce accesa ancora 45 minuti, poi accendete il forno a 180° e calcolate circa 20-25 minuti per la cottura. 
Dovranno essere ben dorati, ma senza esagerare perchè 5 minuti di cottura di troppo possono compromettere l'assoluta sofficità di questo impasto. 
Se ve ne avanza confezionate dei panini lunghi, sono perfetti per i wurstel!  


Con questa ricetta partecipo al contest di Lu.c.i.a. tra cucina e pc


martedì 22 maggio 2012

Ti regalo una rosa



Questa era la mia proposta per la piccola bottega di campagna di maggio.
Era, perchè il termine ultimo per pubblicare il post era la mezzanotte di domenica. E io ho lasciato sfilare il tempo. Ho lasciato scadere il termine, senza un impegno o un impedimento preciso.
Eppure avevo preparato tutto da giorni. Ci avevo ragionato e ci tenevo anche a partecipare al bel contest di Ambra. Eppure... 
La torta era pure pronta, le foto fatte. 
Ma io domenica non ero in vena di esternazioni, ché tanto mi sentivo vuota da non riuscire a tirar fuori nulla. Usciva solo silenzio. Ero in preda a una pigrizia paralizzante. L'immobilità necessaria al pensiero, come quando uno dice: "mi sono fermato un attimo a pensare", io mi ci sono fermata sul serio. E per l'intera giornata! 


Sì, i fatti brutti che ascoltiamo quotidianamente. 
Questo è il problema.
Avverto una sorta di senso di colpa collettivo per essere, come dire, sopravvissuta. Per il momento. Questa sensazione mi sta condizionando l'esistenza. Mi sta facendo metabolizzare la crisi - economica, ma anche sociale - dandole una connotazione definitiva, un posto stabile nella mia vita. Più che un senso di responsabilità nei confronti delle mie azioni, sto sviluppando il senso dell'inevitabilità e ineluttabilità di un destino drammatico.
La crisi è lì che ci aspetta, in un modo o nell'altro. Dicono. E domani sarà anche peggio, annunciano. Nessuno escluso.
L'informazione semina la paura, le istituzioni l'esasperazione, la criminalità il terrore e noi raccogliamo disperazione?
La gente si emula, si sa. Nel male, ma anche nel bene.
Possiamo sottrarci a questa spirale di dolore sociale condiviso???
C'è urgente bisogno di esempi positivi. Impegniamoci a vedere solo quelli (possibilmente nostrani). 
Io trasformo il mio post per il contest in un omaggio floreale. 
Una rosa rossa per dipingere ogni cosaUna rosa per ogni tua lacrima da consolareUna rosa per poterti amareUna rosa bianca che ti serva per dimenticare ogni piccolo dolore
Nella florigrafia, la rosa ha molti significati: amore, come tutti sappiamo, lo dice una rosa rossa, ma anche tenerezza, giovane bellezza e castità con una rosa rosa, piacere e delicatezza, tradimento con le rose gialle, sofferenza e dolore rappresentano le rose canine, silenzio la rosa bianca... 
Per preparare la torta di rose avrei potuto scegliere di seguire decine e decine di ricette, ma mi sono fidata ciecamente solo di quella della Cuoca Dentro, Assunta

Torta delle rose alla rosa 

Ingredienti per uno stampo da 24 cm 


500 gr di Farina Manitoba
15 gr di Lievito di Birra
130 gr di Latte tiepido
40 gr di Burro morbido
2 uova 
60 gr di Zucchero
1 cucchiaio di olio extra vergine d'oliva
un pizzico di sale

Per la crema alla rosa:
4 tuorli
400 gr di Latte
100 gr di Panna fresca
80 gr di Zucchero
50 gr di Maizena
3 cucchiaini colmi di polvere alla rosa canina
Per la composta di fragola:
150 gr di Fragole 
150 gr di Zucchero

Per decorare:
1 cucchiaio di polvere alla rosa canina
mandorle a lamelle
Iniziate preparando il lievito: stemperate il latte, scioglieteci il lievito e 100 gr di farina. Lasciatelo al caldo per una decina di minuti.
Intanto impastate la restante farina con le uova, lo zucchero, il burro, l'olio e il pizzico di sale.
Aggiungete il lievitino e lasciate lievitare per un paio d'ore.
Preparate la crema: scaldate il latte, la panna e l'aroma alla rosa in polvere. Sbattete i tuorli con lo zucchero finché diventano chiari e spumosi. Aggiungete la maizena setacciata e poi il latte a filo, mescolando e portando a bollore. Spegnete quando la crema è densa, ma continuate a mescolare per evitare che si formi la pellicola sulla superficie. Fatela raffreddare completamente. 
Per la composta di fragola, lavate le fragole e frullatele. Mettetele sul fuoco con lo zucchero e mescolate finché non diventa molto densa, tipo marmellata. 
Unite la composta alla crema e lasciatela in frigo fino al momento di usarla. 

Dividete l'impasto in due e stendetelo in due rettangoli. Farciteli di abbondante crema e arrotolateli. Ricavate delle rose di circa 4 cm di spessore e riponetele nello stampo.
Cospargete con la polvere di rose e le mandorle a lamelle. 
Lasciate che l'impasto riprenda la lievitazione. Io l'ho tenuto nel forno con la sola luce accesa per altre 2 ore. Poi ho acceso a 180° e ho cotto la torta per 20 minuti scoperta e per altri 20 minuti coperta con un foglio di alluminio.

Ancorché in una domenica amara, la torta era buona. 

giovedì 17 maggio 2012

Patate ripiene: idea svuota frigo

A casa mia non avanza mai nulla. Questa è la regola. A volte spero di usare gli avanzi della cena per il pranzo in ufficio, ma non accade mai! 
Mai una porzioncina in più di spezzatino, o di pasta da riadattare per il mio pranzetto h.13,01/14,00 su scrivania, fronte pc, saltando da un blog all'altro, click dopo click...
La mia cucina è misurata e porzionata, retaggio di diete infinite e specchio del mio prepotente senso pratico che mi spinge a razionare tutto, a dividere in porzioni bilanciate secondo i vari nutrienti, a congelare in sacchetti monoporzione. Sì, roba da casalinga secchiona!! 


E se da una parte si evitano inutili sprechi, talvolta mancano gli spunti per improvvisare la cena con quel che c'è. 


Quel pezzetto di formaggio mezzo nella stagnola, mezzo fuori; quella fetta di mortadella che da sola non sa di che morte dovrà morire; quel pugnetto di spinaci di troppo, cimette sparse di cavolfiori e broccoli, rimasugli di salse...
In questi casi serve l'idea 'svuota frigo'.




Patate ripiene



Patate medio-grandi di forma regolare


il formaggio che vi avanza in frigo


l'affettato o la verdura che vi avanza in frigo


le erbe aromatiche che preferite


sale e pepe


olio per spennellare


Sbucciate le patate e tagliatele a metà sul lato più lungo. Incidete una delle due metà con tagli distanziati di circa un centimetro. 
Posizionate le patate tagliate su carta forno leggermente unta e spennellatele accuratamente di olio extra vergine d'oliva. Salate, pepate se vi piace e riempite i tagli con un trito di erbe aromatiche. Io ho usato rosmarino e salvia. 
Cuocete le patate in forno a 220° per 20-25 minuti, regolandovi in base alla grandezza delle vostre patate. Se vi sembra che la superficie delle patate si stia colorando troppo, coprite con dell'alluminio. 
A cottura ultimata, sfornate le patate, lasciatele raffreddare e appena riuscite a farlo senza ustionarvi, scavate le metà di patata su cui non avete praticato le incisioni. 
In una ciotola schiacchiate la polpa ancora ben calda con il formaggio prescelto - grattugiato, tagliato a listarelle o a dadini - l'affettato solitario, o l'avanzo di verdura cotta, aggiustando di sale e pepe e aromatizzando ancora con del pepe o delle erbe aromatiche, le vostre preferite.
Insomma, svuotatevi il frigo!   

Confezionate le patate ripiene e ripassatele nel forno per pochi minuti, quelli necessari a far fondere il formaggio. 
Come le ho riempite io?
Di rientro dalla nostra ultima vacanza in Trentino, con le bontà che mi sono portata dietro, naturalmente.
Un quarto di Boscatella e un "culetto" di salame all'aglio di Pinzolo, tritato fino fino con il coltellaccio. 


Avanzi di lusso di questo risotto della Val Rendena....  


























Con questa ricetta partecipo al contest di Dauly, Ricette ripiene dall'antipasto al dolce


domenica 13 maggio 2012

Alla mia più appassionata lettrice

Buongiorno mamma! Vedi qualcosa di tuo nella foto? 
Lo avrai sicuramente riconosciuto: il tuo unico libro di cucina! Millericette, 1975. 
Lo porti con te da allora, di trasloco in trasloco, di cucina in cucina, sempre lì al suo posto, su qualche mensolina. 
L'ho preso in prestito (con la complicità di papà, se ti stai domandando quando, visto che non passo spessissimo a casa tua) alla ricerca di qualche spunto per dedicarti qualcosa di buono che ti fosse anche familiare!
Non ho mai visto nessun altro libro o appunto di cucina in casa, che non fosse questo sgangherato libro giallo (ad eccezione, di recente, dei "menù di Benedetta Parodi", che però è di papà). Come se nessun altro ricettario potesse eguagliarlo, come se nessun altro illustre manuale di cucina sapesse parlarti con un linguaggio a te più comprensibile e congeniale.
E se ti chiedo indicazioni su qualcosa che cucini tu, d'obbligo mi rimandi a lui.
In questa settimana appena trascorsa ho cancellato ogni alone di mistero e l'ho letto tutto!
Se penso che hai imparato a cucinare seguendo quelle stitiche spiegazioni mi convinco che sei un talento naturale in cucina! 
E' stato divertente scovare le ricette che hai contrassegnato, con le crocette o con delle 'discrete' pieghe sulla pagina, dal minestrone alla genovese (?), allo zabaglione, passando per gli spaghetti alla disperata...
Se ci fosse stato un dolce di famiglia l'avrei preparato per te quest'oggi, ma tutti sanno che i dolci non sono il tuo forte! 
Tu cucini con l'istinto e la passione di una buongustaia, senza bilance e misurini, con le poche e ferree indicazioni che ti arrivano dalla tradizione, con la golosità di una bambina, con la generosità che solo una mamma sa avere.
Impossibile imparare da te i piatti su cui sei imbattibile. Impossibile misurarmi con te, sarebbe una disfatta epocale! 
[A proposito, mi prenoto per le prime melanzane alla parmigiana che sfornerai!]. 
Posso solo provare a parlare di te attraverso questa ricetta.
Viene dal tuo libro, quindi so già che la riconoscerai. Ma ci ho messo qualcosa di mio, naturalmente. Ci ho messo il latte di mandorla che ti ricorda la terra dove sei nata, la raggiante Sicilia, ci ho messo il rosso delle ciliege, il tuo colore preferito e quello che meglio ti rappresenta.
Tu che ancora ti infervori quando ne senti il bisogno, invece di lasciarti scivolare tutto addosso, come si conviene alla tua età e con la tua esperienza, tu che non rinunci mai a esprimere un affetto, anche se di fregature te ne hanno restituite in tanti. 
So anche che ti piacerà come ti piace sempre quello che preparo (ogni scarraffone... in cucina non fa eccezione!). 


Budino di riso al latte di mandorla e salsa di ciliegie


Ingredienti per 4 persone:


100 gr di Riso Vialone Nano
150 gr di Zucchero Grezzo 
3 Uova intere
1/2 litro di Latte di Mandorla
30 gr di Burro (più quello per gli stampi)
2 cucchiai di Liquore o Vino alla mandorla
200 gr di Ciliegie fresche

Cuocete il riso nel latte in ebollizione fino a cottura. Lasciatelo raffreddare e nel frattempo preparate la salsa di ciliege. Lavate e denocciolate le ciliege. Preparate uno sciroppo con 50 gr di zucchero e qualche cucchiaio d'acqua. Cuocete le ciliege finché lo sciroppo non risulterà ben rosso e lucido, poi frullate il tutto e profumate con del liquore a piacere. 
Separate i tuorli dagli albumi e montate questi ultimi a neve.
Lavorate a crema il burro morbido con 100 gr di zucchero e aggiungete un tuorlo alla volta. Unite questo composto al riso solo quando si sarà freddato e poi, molto delicatamente, gli albumi montati a neve.
Cuocete a bagnomaria, in forno a 180°. Io ho utilizzato 4 stampi e per la cottura ci sono voluti 35-40 minuti.
Sformate quando i budini sono completamente freddi e guarnite con la salsa di ciliege. 
Servire freddo.  


 Buona festa della mamma!




Con questa ricetta partecipo al contest di Cinzia e ValentinaColors & Food, What else? del mese di maggio.


mercoledì 9 maggio 2012

Torta di albumi con le more (con un messaggio subliminale)

Una torta per non sentirsi in colpa. 
Questo è quello che più richiede questo periodo dell'anno, in cui tutti, tutti indistintamente, si dedicano alla propria rémise en forme. Anche chi è filiforme dichiara ai quattro venti che è ufficialmente a dieta. E io sono sempre dalla parte di chi si prende cura di sé. Non corrompo nessuno io, eh! 
Già sembra poco legittimo avere voglia di dolci e di migliaia di calorie, mentre il sole diventa sempre più impietoso e si cominciano a scoprire le braccia, le gambe e... le magagne dell'inverno passato; figuriamoci se poi il dolce dei nostri desideri è una Chocolate mud cake ricoperta di chocolate ganache! 
E invece io sono proprio brava ad adattare i miei desideri (e i vostri!) per metterli alla mia portata. Così posso concedermi una colazione soffice e gratificante e anche Gigione - durante il suo "semestre in tiro" - ne mangia sans sousi! 


La torta di albumi la preparo soprattutto in questo periodo dell'anno anche per un altro motivo: è adesso che ricomincio la produzione di semifreddo alla crema per il gamberetto. Semifreddo in sostituzione di un buon gelato fatto in casa. Quando consumiamo qualcosa in grosse quantità e soprattutto se il consumatore è il gamberetto, mi ingegno per farlo in casa. Ma per il gelato ci vorrebbe una ... come dire... un aiutino... cioè... intendo, un aiutino meccanico... insomma s'è capito? ... vorrei...vorrei...vorrei...
Una gelatiera!! (ahhhh l'ho detto!)

Mi hai sentito tu? Hai letto bene?
Tu che non sai mai cosa regalarmi, tu che insisti interperrito/a a ripetermi che "com'è difficile farti un regalo!!", tu che "ti do i soldi e ti compri quello che ti pare" - e io che ci vado a pagare una bolletta in scadenza, che c'è crisi, eh! - tu che "comprati qualcosa, incartatela, portala a casa mia e io ti ridò i soldi"...
A te voglio ricordare che DOMENICA 13 MAGGIO è la festa della mamma. 
Senza impegno naturalmente. ^_^ 

Torta di albumi (con le more affogate) 


Ingredienti per uno stampo quadrato di 22x22cm



6 albumi d'uovo  (108 Kcal)

400 gr Farina 00 (1380 Kcal)

200 gr Zucchero di canna  (720 kcal)

100 gr Burro (750 Kcal)
sostituibile con 80 gr di Olio di semi 

mezzo bicchiere di Latte (63 Kcal)

una bustina di polvere lievitante 

la scorza di mezzo Limone

250 gr di More fresche (87 Kcal) 

Montate con  le fruste elettriche gli albumi a neve ben soda con un pizzico di sale. Setacciate farina e lievito in una ciotola a parte, unitevi lo zucchero, il burro morbido a dadini (o l'olio) e la scorza grattugiata del limone. Incorporate alla farina gli albumi delicatamente con un cucchiaio di legno, senza smontarli. Diluite con il latte fino ad ottenere un composto abbastanza fluido. Tuffateci dentro le more leggermente infarinate. Versate nello stampo imburrato e infarinato e cuocete in forno caldo a 180° per 35 minuti.


Ciascuna delle fette che vedete contiene 147 Kcal. 
Se sceglieste la mud cake di cui sopra, anche senza ganache al cioccolato, per ogni singola fettina, ingurgitereste 345 Kcal. Ma in quel caso rischierebbero di diventare il doppio o il triplo, perché riuscireste a non desiderare il bis di una cioccolatosissima torta?? 


Con questa ricetta partecipo al primo contest di Erika, Facciamo colazione insieme?






venerdì 4 maggio 2012

Apple Raspberry Crumb cake bars - What's America!


Non sono particolarmente esterofila, lo confesso. Suona strano per una che ha studiato due lingue dall'età di 10 anni e ha preso una laurea in scienze politiche con indirizzo internazionale...  Già, non sono una di quelle persone che si entusiasma follemente per le importazioni di novità dall'estero, solo per il fatto che si tratta di qualcosa di "esotico". Il mio interesse per lo straniero si esaurisce con poco. Un libro, una vacanza, un assaggio e qualche scatto mi bastano per saziare la mia sete di conoscenza del mondo. 
E in effetti, proprio per questo mio essere tanto legata alla mia nazionalità, questi dolcetti li avrei voluti chiamare "Quadrotti di sbrisolona alle mele e lamponi", ma quando nun se pò nun se pò!      

Se c'è una cosa che non avrei mai immaginato era di provare tanta curiosità per i dolci americani. Proprio una voglia sfrenata di provarli e di rifarli in casa, con gli ingredienti buoni e consapevoli della mia cucina naturalmente!
Ottima importazione questa, adatta alla stagione in corso e a quella più calda che verrà, con tutta la sua frutta buonissima. 
Si tratta di uno strato di mele e lamponi racchiuso tra una fragrante e burrosissima torta e croccanti briciole. 
L'idea era di preparare qualcosa che somigliasse a un Brown Betty, un tradizionale dolce di frutta del New England, generalmente realizzato con le mele (mele, non ne sarò mai paga!) e un impasto di briciole di burro e farina.  
Nel 1890 fu inserito nel "Practical sanitary and economic cooking adapted to persons of moderate and small means" di Mrs Mary Hinman Abel. 




Una sorta di ricettario per migliorare le scelte alimentari delle persone meno abbienti, contenente una serie di menù per sfamare la famiglia con soli 13 cents (di allora!). 


Ohh, nihil sub nuvole novum!! 
Ohh, history repeating!


[Scegliete voi, io mi devo sbrigare a lasciarvi questa ricetta prima della fine della pausa pranzo ;-)]















Apple Raspberry Crumb cake bars


Ingredienti per uno stampo quadrato di 22x22 cm 

250 gr di Farina 00
200 gr di Burro 
180 gr di Zucchero grezzo 
2 uova
scorza di un Limone
mezza fiala di aroma Vaniglia (o vaniglia in polvere) 
1 cucchiaino di polvere lievitante
2 Mele 
200 gr di Lamponi freschi
un pizzico di sale


Per prima cosa preparate il crumble. Tagliate a dadini 100 gr di burro freddissimo e passatelo al mixer (o in un frullatore) con 150 gr di farina, 100 gr di zucchero e il pizzico di sale. Dovrà risultare un composto di briciole piuttosto grossolane. Potete farlo anche a mano se vi diverte. Mettete il crumble in frigo e preparate la base del cake.


Stesso procedimento per il cake: frullate l'altra metà del burro con la farina e lo zucchero restanti. Aggiungete il lievito, la vaniglia e le una alla volta le due uova, mescolando bene per farle amalgamare perfettamente.

Accendete il forno a 180°. Foderate una teglia, meglio se quadrata, di 22 cm (al massimo) con carta forno. Stendete l'impasto e livellatelo al meglio che potete. Disponete la frutta (io ho scelto mele a fettine e lamponi). Distribuite la scorza di limone sulla frutta e polverizzate con un cucchiaio di zucchero grezzo. 
Ricoprite con il crumble e infornate per 40 minuti circa.
Quando sfornate controllate il fondo della torta sollevando la carta forno. Il crumble deve essere ben dorato. Se necessario azionate il grill negli ultimi 5 minuti di cottura (io l'ho fatto perché il mio forno non brucia molto).
Lasciate freddare completamente prima di tagliare i quadrotti e servire. 
Si conserva benissimo per un giorno e mezzo. Poi le briciole perdono croccantezza per via dell'umidità della frutta.


  Good-y!! God bless Americans!                     

martedì 1 maggio 2012

Lavorare senza amore

"Ho un lavoro qui vicino, il mio lavoro non mi piace 
Perché mi consuma gli occhi e poi mi mangia le giornate
e in tutto questo non vedere, in tutto questo non ricordare
in tutto questo non amare, io sono qui che vivo!"
Lunaspina - Ivano Fossati 


Poche altre parole mi descriverebbero meglio di queste.  
Quando non ami il lavoro che fai quel lavoro non è più tuo, non ti appartiene. 
Diventa un parassita che ti prende tutto e pretende di risarcirti con un salario mensile. (Salario? salariuccio...)
Forse sono una brutta persona a fare questo discorso oggi, in questa giornata in cui il primo pensiero va ai lavoratori che hanno pagato con la vita la fortuna di avere un lavoro, a quelli che lavorano senza diritti e a quelli che vorrebbero lavorare e purtroppo sono disoccupati.
A me invece viene da pensare a quelli che lavorano senza amore. 
Ai precari-mercenari. In questo particolare periodo storico tutti i grandi temi sul lavoro sono condizionati dal precariato. Non si può amare un lavoro che oggi c'è e domani chissà. Si accetta un lavoro, oggi, con grande entusiasmo iniziale, si dà il massimo, professionalmente ed umanamente e si pensa di poter costruire un futuro intorno a quella scrivania, quei colleghi, quei corridoi, quei distributori automatici di caffé e merendine. 
Presto scopri che anche quel posto di lavoro è l'ennesimo "fidanzato infedele". Che il tuo lavoro è sostituibile, che il quid in più che c'hai messo per cercare di mettere il tuo nome sulla porta ha generato tanta ammirazione. Ma non l'assunzione. Quella no. Quella 'noooo, non è periodo', 'noooo, l'azienda è prudente'... 
Così nei miei 6 anni di tempi determinati e co.co.co.pro, aggiustando abitudini  personali e familiari intorno al lavoro dell'anno in corso, ho imparato solo a lavorare 'senza amore', per non soffrirci più. Ché in fondo quello che mi si chiede è solo di essere invisibile e non disturbare, rispettare le scadenze, non sollevare problemi, essere gentile e sorridente con tutti e al momento giusto lasciare il posto, sempre col sorriso, perché tutti mi hanno trattato bene.
E tutta quella valanga di talenti, di passioni, di intuizioni e genialità che appartengono al genere umano? 
Nel dopolavoro. Se ve ne rimane il tempo e se non vi sentite troppo svuotati dalla totale mancanza di riconoscimento professionale. 
Questo blog è figlio di questa situazione di grande frustrazione.
Perché la cucina non chiude mai in una casa. E' tutt'altro che precaria. E' legittima. E utile. E' vitale, colorata, vibrante di tintinnii, di sbuffi, di vapori. E' profumata. E riempie.  


Mangiamoci su. 


Sì, sì. Davvero mangiamoci su! 
Perché questa ricetta è dedicata a Rosy del blog Mangiamoci sù! dalla quale arriva il mio primo riconoscimento da foodblogger (hihihihihi!).
Grazie di cuore! 



La passione nel fare una cosa quando c'è si vede e per questo vi invito a consultare il suo blog! 
A mia volta vorrei assegnare questo premio a: 


Cristina di Pane e Acqua
Paola di Le dolci tradizioni
Una pinguina in cucina
Chiarina di Zero in cucina
Chiara e Marta de La cucina spontanea 


Le regole per "ritirarlo" sono le seguenti:

  1. Nominare chi assegna il premio;
  2. Donarlo a 5 blog cari con meno di 200 followers;
  3. Avvisare i destinatari con un messaggio sul blog.

Adesso fave e pecorino come tradizione vuole, naturalmente, ma in un primo piatto, magari per questa sera, quando tornerete dalla scampagnata, o dalla 31° Sagra della Fava col Pecorino a Filacciano (Rm)! 
Perché le fave il primo maggio?

Non so, ma i Greci erano piuttosto diffidenti nei confronti di questa pianta che legavano simbolicamente alla morte: i fiori della pianta sono bianchi a macchie nere e sembra formino l'iniziale T di Tanatos ('morte' in greco). Inoltre la pianta ha i gambi cavi e si credeva che attraverso di essa le anime dei morti potessero risalire dall'oltretomba... °__° 


Mezze maniche fave&pecorino



Ingredienti per due persone:



1 Kg di Fave fresche 

50 gr di Pecorino Romano DOP

150 gr di mezze maniche rigate

1 piccolo Porro

olio extravergine d'oliva della Sabina DOP

sale e pepe


Togliete le fave dal loro baccello, privatele della pellicina che le riveste e saltatele in padella con il porro finemente affettato, due cucchiai di olio extravergine d'oliva, una presa di sale. 
Portate ad ebollizione una pentola di acqua salata.
Cuocete le fave aggiungendo qualche cucchiaio di acqua calda. Regolate la cottura in base ai vostri gusti, le fave potrebbero rimanere più o meno croccanti.
Scolate la pasta al dente e terminate la cottura in padella con le fave e il porro. 
A fuoco spento aggiungete le scaglie di pecorino e una macinata di pepe nero.