giovedì 7 giugno 2012

Los alfajorcitos de los indivanados indiavolatos

Fanno tremare il mondo con un dito. 
Fanno vibrare il mondo, comodamente, seduti sul divano di casa propria
Si sollevano ad uno ad uno come in una grande hola virtuale, a colpi di status e twit. 
Sono pungenti e severi, brillanti e bacchettoni, sono condivisi e temuti. 


Il termine indivanados non l'ho certo inventato io, ma quando l'ho letto, l'ho trovato così calzante! Una crasi tra le parole 'indignato' e 'divanado' (neologismo che descrive la posizione di chi guarda la televisione, e metaforicamente tutta la realtà circostante, senza un briciolo di spirito critico).   
Perfetto per descrivere il nuovo modus vivendi della coscienza popolare del Terzo millennio. Seduta, appunto, ma vigile.  
Gli indivanados non hanno bisogno (o voglia) di scendere in piazza. Se ho ben compreso l'identikit dell'indivanato tipo, piuttosto non ne ha il tempo o il denaro. Vuoi mettere che se non sei (ancora) disoccupato, potrebbe costarti troppo abbandonare il lavoro e raggiungere la piazza...



Di cultura medio-alta e con una discreta posizione professionale, l'indivanato ha molto da fare con i propri problemi di vita pratica e reale, motivo per cui appare oberato e alienato. Ma il cervello e la coscienza gli restano sempre in modalità 'acceso e operativo', per cui alla prima pausa capta gli stimoli che arrivano dall'esterno, li metabolizza e, in una manciata di secondi, elabora un'opinione che non può fare più a meno di esternare e diffondere. Sul web, naturalmente.   


Gli indivanados sono armati di tutta la tecnologia disponibile sul mercato, grazie alla quale sferrano attacchi alla brutta classe politica di casa nostra, agli speculatori di ogni razza e religione, rivelando che il seme dell'indignazione è stato sparso su un terreno fertile ed è in fase di germinazione. 
E' un segnale positivo; è meglio del far "spallucce".  
E siccome mi sono ripromessa di fare esercizio di ottimismo, di prendere in considerazione solo esempi positivi, visto il fatalismo e l'arrendevolezza che si respirano in Italia, ho deciso di simpatizzare con il movimento (poco movimento) di coloro che si tengono aggiornati e s'incazzano! 
A loro dedico la mia ricetta di oggi: dolce, dolcissima e che proclama come suo luogo d'elezione nientepopodimeno che il divano!
Perché chi prova indignazione deve averne viste di ingiustizie, di raggiri, di prepotenze, di bassezze e rischia molto di vivere col sangue amaro.
Sgranocchiando questi biscottini Report, Servizio Pubblico, L'Infedele e Piazza Pulita saranno più digeribili...


Alfajores de maicena al dulce de leche

ricetta di Tuki, la ciliegina sulla torta

Ingredienti per 30 alfajores (60 biscotti)


100 gr di Zucchero

130 gr di Burro

3 tuorli 

180 gr di Maizena

120 gr di Farina 00

1 cucchiaino di polvere lievitante

1/2 cucchiaino di bicarbonato

un pizzico di sale



per il dulce de leche:

una lattina di latte condensato

una pentola a pressione 



Lavorate a crema il burro a temperatura ambiente con lo zucchero (io ho usato zucchero grezzo chiaro), amalgamate i tuorli uno alla volta (meglio se a temperatura ambiente). 
Setacciate farina, maizena, lievito, bicarbonato e pizzico di sale e impastate. Formate un panetto, rivestitelo di pellicola e lasciatelo riposare in frigo per almeno 2 ore. Io tutta la notte! 
Nel frattempo preparate il dulce de leche. Esistono decine di ricette per farlo in casa; in questo caso ho scelto la più comoda! Visto che mi sono ispirata alle rivoluzioni che si fanno sul sofà, una volta tanto non mi sono voluta complicare la vita ^_^
Mettete nella pentola a pressione la lattina di latte condensato ricoprendola di acqua, almeno di un paio di centimetri. Sigillate la pentola e contate 25 minuti dal fischio. Io, distratta dai miei coinquilini, ho perso il conto e ho spento probabilmente troppo presto, perché il mio dulce de leche è risultato un troppo pallido. Ma buono lo stesso! Si conserva in frigo in un vasetto di vetro, ma non ho esperienza per sapere quanto a lungo resterà buono!
Prendete il panetto dal frigo e dividetelo in due, perché occorreranno due infornate per cuocere tutti i biscotti (no? ma che forno avete!). Dovrete cercare di non scaldare troppo l'impasto mentre lo stendete. 
Spessore 4-5 mm. Tagliapasta tondo liscio, diametro massimo 3 cm. Più sono freddi quando infornate, più resteranno in forma.
Forno a 180°. Ripiano intermedio. Minuti 10. 
Ma vigilate attentamente! Dovrete sfornarli appena accennano a dorarsi.   



Se, dopo aver preparato gli alfajorcitos de maicena, volete tenervi aggiornati sul movimento (poco) degli indivanados e sul suo portavoce Gabriel Ektorp (sì, Ektorp come il famoso divano Ikea... ), cliccate qui.

  

4 commenti:

  1. Incredibile la sua metafora, come la ricetta, complimenti.

    RispondiElimina
  2. Da provare e complimenti per la descrizione dell'indavanados. Ciao.

    RispondiElimina
  3. Non ancora riesco a pronunciare i nomi, ma ho capito il senso delle parole XD
    Mi hai messo sul palato una certa curiosità, tanto per farli non serve saperlo dire, no? :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'allitterazione era assolutamente voluta e io l'ho addirittura complicata sostituendo il nome proprio di questi biscottini (semplicemente "alfajores") con il suo nomignolo "alfajorcitos".
      Ma a un titolo impronunciabile corrisponde una ricetta alla portata di tutti, dulce de leche compreso: provare per credere!

      Elimina