sabato 14 aprile 2012

Le "lingue di cammello" consapevoli


Quella della cucina consapevole non è stata, per me, una scoperta, ma una rivelazione, qualcosa che mi covava dentro da sempre e che sentivo come destinato a manifestarsi inevitabilmente, gradualmente e infine irreversibilmente. 
   
La prima ispirazione è arrivata nell'estate del 2008 a Terracina, da una leggerissima lettura del mio ipocondriaco marito: "Okinawa, l'isola dei centenari". Si tratta di uno studio realizzato da un'equipe di medici che hanno osservato in maniera diretta - per oltre vent'anni - la popolazione più longeva del pianeta (quella dell'isola di Okinawa in Giappone, appunto) mettendo in relazione l'alimentazione e lo stile di vita con lo stato di salute (ottimo) di più di 600 centenari e moltissimi altri giovanottelli sessantenni, settantenni e ottantenni. 
Da quell'estate ho iniziato a pensare a TUTTI gli alimenti che ingurgitavo e alla loro origine e manipolazione industriale... praticamente nella maggior parte dei casi, non c'era quasi più traccia della materia prima.
Le etichette riportano tante notizie che ci sono utili, ma anche informazioni fuorvianti: flavonoidi, polifenoli, licopene, Omega-3,  Lactobacillus casei Shirota, fermenti probiotici... siamo all'esaltazione degli alimenti funzionali! Altri, invece, vengono ingiustamente demonizzati, sull'onda del momento e poco buonsenso.   
Mentre noi - ed è una cosa da prendere molto sul serio, "siamo ciò che mangiamo", molto oltre le considerazioni su gastrodestra & gastrosinistra (vale a dire bresaola vs mortadella!?), i gastroclichés de' noantri (il tiramisù da Pompi, il caffè a Sant'Eustachio, l'aperitivo da Roscioli) e le gastrotendenze (O_O) più disparate, che ci servono da spunto di conversazione e ci fanno sorridere.
Siamo ciò che mangiamo perché quello che mangiamo diventa parte di noi. Punto e basta. Diventa energia o si accumula nel nostro corpo. 
E ci occupiamo abbastanza di una cosa così importante? 
Molte donne si fanno un'idea di quanto sia importante alimentarsi in modo consapevole quando diventano mamme, magari perché scoprono che alcuni alimenti fanno venire le coliche al figlio che viene allattato, o perché sviluppa allergie e intolleranze. Ma per molte altre, invece, non avviene neppure questo; scelgono con cura abbigliamento e accessori, complementi d'arredo e piante da terrazzo, provando e osservando attentamente, passando da un negozio all'altro, e poi fanno la spesa nel minor tempo possibile e di fretta, saltando alcuni fondamentali passaggi per fare una spesa consapevole, finendo per leggere, nella migliore delle ipotesi solo l'etichetta con il prezzo di ciò che acquistano. E magari non hanno tempo per andare al mercato o per scambiare due chiacchiere con chi vende loro il cibo.  
La cucina consapevole non è né comoda, né sbrigativa. Rispetta i tempi della natura e i gusti delle persone. Non serve ad avere capelli più lucidi o a perdere peso, ma a costruire il proprio benessere mettendo uno sull'altro tasselli sani e vitali nel proprio corpo. 

Dopo la scoperta di Okinawa e la ricerca di alimenti integri e di provenienza sicura, cioè dopo aver iniziato a mangiare consapevolmente, ho scoperto che esisteva una "cucina consapevole" e ho incontrato nel web la summa della mia piccola rivoluzione: il pasto nudo.
Questi biscottoni, divertenti da mangiare e di facile realizzazione, che il gamberetto ha simpaticamente battezzato "Lingue di cammello", sono una dichiarazione di fede nella cucina consapevole che dedico a Izn (al secolo Sonia), e sono la prima di molte ricette viste da lei che io, non me ne vorrà, ho fatto mie. 

Lingue di cammello


Ingredienti per piccoli consumatori di biscotti (in caso contrario, raddoppiate le dosi!)


100 grammi di burro di centrifuga

100 grammi di zucchero grezzo chiaro

240 grammi di farina 00
30 grammi di amido di mais
20 grammi di panna liquida
1 uovo
10 grammi di miele
una presa di sale


1/2 cucchiaino di polvere lievitante senza fosfati
una presa di polvere di vaniglia


Lasciate ammorbidire il burro fuori dal frigorifero e al momento giusto lavoratelo a crema con lo zucchero. Se usate il frullatore ad immersione otterrete una bella crema spumosa. Incorporate accuratamente tutti gli ingredienti umidi, l'uovo, la panna e il miele. Aggiungete poi gli ingredienti secchi (la farina setacciata con la polvere lievitante, il sale e la vaniglia) impastando quanto basta ad ottenere un panetto (decisamente morbido) da avvolgere nella pellicola senza pvc e riporre in frigo finché il burro non si rapprende completamente e il panetto risulta duro. 
Tagliate i biscotti da lato più lungo dello spesso di mezzo centimetro. 
Accendete il forno a 180°, riponete in frigo la teglia con i biscotti tagliati e il panetto avanzato. Quando il forno ha raggiunto la temperatura cuocete i biscotti tolti direttamente dal frigo per 10/12 minuti. 
Raffreddateli completamente su una gratella per dolci e sgranocchiate il vostro biscottone a colazione o a merenda, magari spalmato con del gelato al fiordilatte casalingo... (prossimamente nellacucinadelLaFra).

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